
Nella giornata di venerdì 25 febbraio 2022, le azioni di Foot Locker sono crollate in modo drastico, oltre il -35%, aprendo a Wall Street con -4%. Il motivo? Il “dietrofront” di Nike.
Per l’azienda statunitense rivenditrice di abbigliamento e calzature sportive, il marchio di sportswear rappresenterà circa il 60% sul totale degli acquisti, in diminuzione rispetto al 2021 (70%) e al 2020 (75%).
Questo “peggioramento” deriva da una scelta che il brand ha preso (anche) conseguentemente ai problemi legati alla catena di approvvigionamento e alle chiusure degli impianti di produzione, decidendo di puntare sulla vendita diretta.
Allontanandosi dai wholesaler, la label ha intrapreso un modello di business direct-to-costumer che, nell’ultimo trimestre, ha visto aumentare le vendite a 4,7 miliardi di dollari (4,2 miliardi di euro).
Per ovviare questa problematica, il rivenditore leader nel settore ha deciso diversificare la sua offerta puntando su altri marchi come adidas, Puma e Timberland.
In ogni caso, il suo outlook 2022 si abbassa tra il -8% e il -10% e, nonostante le aspettative degli analisti a 6,49 dollari (5,80 euro), l’utile rettificato per azione oscilla tra i 4,25 e i 4,60 dollari (3,80 e 4,11 euro), cioè il 40% delle sue vendite totali.
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