
Nella legge di bilancio 2023, che definisce come lo Stato italiano intende spendere i propri soldi, è stato inserito un Fondo per lo sviluppo di ciclovie urbane intermodali, istituito dopo all’approvazione di un emendamento che portava la prima firma di Sergio Costa, ex ministro dell’Ambiente.
Il finanziamento per le piste ciclabili sarà pari a 10 milioni ed è il risultato delle numerose proteste delle ultime settimane, nate dopo la decisione del governo di depennare dal bilancio preventivo 2023 la cifra di 94 milioni di euro destinati alla ciclabilità. Il Fondo servirà a costruire delle piste ciclabili urbane connesse ai mezzi di trasporto pubblico.
Per le associazioni di settore, in ogni caso, si tratta di una soddisfazione minima. In una nota congiunta firmata da Clean Cities, Fiab, Legambiente, Kyoto Club, Greenpeace Italia, Transport & Environment e Cittadini per l’aria, si sottolinea come queste risorse siano state ottenute solo grazie a una campagna di protesta molto dura e intensa, che ha raggiunto il governo grazie al coinvolgimento di amministratori locali e parlamentari.
“Si riparte da qui per rendere le nostre città davvero ciclabili e per garantire il rispetto del diritto alla mobilità di tutte e tutti, a partire dai più vulnerabili”, si legge nella dichiarazione, in cui si evidenzia anche che i soli 10 milioni approvati non saranno sufficienti per espandere le infrastrutture ciclabili a livelli accettabili.
“Un piccolo passo indietro ma un importante segnale su quanto l’esigenza di una nuova visione della mobilità e dello spazio urbano sia sentita, a tutti i livelli e fuori dagli schemi dell’appartenenza politica”, ha dichiarato Raffaele Di Marcello, consigliere nazionale della Fiab (Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta).
“È stato importante l’appoggio di ANCI e di molti comuni, sempre in prima linea per garantire la qualità della vita dei propri cittadini. La bicicletta è un formidabile mezzo di promozione sociale e uno strumento utile per rigenerare le città”.
“Ogni euro investito in mobilità ciclistica ne restituisce cinque in benefici diretti e indiretti”, ha proseguito Di Marcello. “È ora di abbandonare preconcetti fondati su una visione ormai anacronistica della mobilità e dello sviluppo urbano ed economico, e di abbracciare il modello già sperimentato da realtà europee che vede la bicicletta protagonista e non accessorio superfluo e fastidioso”.
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