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Confindustria ANCMA (Associazione Nazionale Ciclo Motociclo Accessori) ha voluto esprimere “forte preoccupazione” dopo le dichiarazioni sulla riforma del Codice della strada rilasciate mercoledì 7 dal ministro delle Infrastrutture e trasporti, Matteo Salvini, rispondendo a un question time alla Camera.

Spiegando le novità che il governo vuole introdurre nel Codice, Salvini ha specificato che l’intervento riguarderebbe anche la mobilità leggera, “prevedendo casco, assicurazione, targa e frecce obbligatorie per monopattini e biciclette”, come si può ascoltare nel video seguente.

In un comunicato diffuso sempre nella serata di mercoledì, l’associazione di categoria ha preso posizione contro la proposta del ministro, reputandola incompatibile con la diffusione, lo sviluppo e la richiesta di maggior sicurezza degli utenti della mobilità dolce, i più deboli sulla strada.

“Si tratta di misure che non vanno nella direzione di ottenere maggiore sicurezza”, si legge nel comunicato. “Serve un impegno strutturale ed educativo a tutela di chi utilizza la bicicletta, che è un utente debole della strada”.

“Abbiamo già avuto modo di inviare lo scorso marzo una lettera dettagliata al ministro competente, attraverso la quale non solo abbiamo sottolineato il valore del comparto ciclo, che in Italia genera un volume d’affari di oltre 3,2 miliari di euro, ma abbiamo anche evidenziato che il nostro sarebbe l’unico Paese in Europa, dove tra l’altro l’utilizzo della bici è ampiamente più diffuso che in Italia, ad introdurre questi obblighi”, ha rimarcato il presidente di ANCMA Paolo Magri.

“Il nostro Paese ha un grande potenziale di attrattività cicloturistica, ha un mercato che cresce, è uno dei primi produttori di biciclette nell’eurozona, esprime un tessuto imprenditoriale d’eccellenza fatto da oltre 250 piccole e medie imprese, per l’80% insediate fra Veneto, Lombardia e Piemonte”, ha continuato Magri.

L’associazione è a disposizione del governo in maniera costruttiva, ma per come è stata annunciata, questa riforma sembra oggi più contro la diffusione della bicicletta, che a favore di una maggiore sicurezza sulle strade: penalizzare la leadership della nostra industria sarebbe un autogol”.

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